martedì 30 giugno 2015

Lasagne di asparagi e ricotta


Sembrava non voler arrivare mai, e invece è già finito: giugno, il primo mese dell'estate. 
C'è tutta un'estate davanti, lo so, ma non riesco a scrollarmi di dosso la malinconia delle rose appassite, dei fiori bianchi del sambuco che lasciano il posto ai grappoli verdi, dei campi di grano ormai spogli. Preferisco la primavera all'estate, l'attesa al compimento. 
Ma prima che ogni traccia di primavera sia definitivamente scomparsa dall'aria, vi lascio la ricetta di queste lasagne primaverili, semplicissime da preparare se ci si organizza con un po' di anticipo, magari preparando la pasta la sera prima, o acquistandola già pronta (cosa che io non farò mai hehehe). 
Sono perfette per una domenica in famiglia, quando ci sono ospiti e si vuol presentare qualcosa di più elaborato, oppure semplicemente se avete voglia di coccolarvi con un primo più sostanzioso (chi l'ha detto che solo i dolci sono una terapia?? ;-) ). 
Ho voluto sostituire la besciamella con una crema di ricotta, per alleggerire il piatto e renderlo adatto anche a una domenica di inizio estate, per quelli che, come me, d'estate rinunciano a tutto ma non al primo! I cubetti di prosciutto cotto richiamano il ragù di carne delle lasagne classiche, ma potete tranquillamente ometterli ottenendo un delizioso piatto vegetariano. 
Infine, le mandorle. Sarà colpa dei mandorli in fiore di Rossella, sarà che sono la frutta secca più facile da trovare, sarà che sono buonissime e pure versatili in cucina, sarà quello che volete...ma ultimamente le mandorle non mancano mai nella mia dispensa. Intere, a lamelle, in farina, spellate e non...sono lì e mi provocano, così che finisco per infilarle un po' dappertutto! In questo piatto sono presenti sia nella crema di ricotta, alla quale donano una piacevolissima nota croccante, sia a lamelle sulla superficie come decorazione. E sapete che vi dico? Ci stanno alla perfezione! :-)

LASAGNE DI ASPARAGI E RICOTTA

Ingredienti per 6 persone:
2 uova
200 g di farina

500 g di asparagi freschi
300 g di ricotta fresca di pecora
150 g di prosciutto cotto a cubetti
100 g di mozzarella a cubetti
20 g di mandorle pelate
50 g di parmigiano grattugiato
qualche foglia di basilico
mandorle a lamelle per decorare
olio evo, sale e pepe q.b.

Per prima cosa preparate la pasta fresca: disponete la farina a fontana, rompete al centro le uova e cominciate ad amalgamare con una forchetta. Impastate energicamente a mano fino ad ottenere un impasto liscio ed elastico, aggiungendo uno o due cucchiai di acqua tiepida se necessario. Avvolgete il panetto con pellicola e lasciatelo riposare in frigo per almeno un'oretta.
Preparate gli asparagi: lavateli, eliminate la parte finale più dura, pelateli e separate i gambi dalle punte. Lessate per 7-8 minuti i gambi in acqua bollente salata, poi fate lo stesso con le punte (per queste ultime sarà necessario meno tempo), scolatele e passatele subito sotto l'acqua fredda.
Frullate in un mixer i gambi tagliati a pezzetti insieme alle mandorle, alla ricotta, due cucchiai di parmigiano, qualche foglia di basilico; aggiustate di sale e pepe.
Stendete la pasta e ricavatene 4 sfoglie sottili; sbollentatele per qualche minuto in acqua bollente e lasciatele asciugare per qualche minuto su un canovaccio.
Accendete il forno a 180° e iniziate a comporre le lasagne: ungete una pirofila (la mia era circa di 30x20 cm) e disponete sul fondo un paio di cucchiai di crema di ricotta. Disponete il primo strato di pasta, poi ancora qualche cucchiaio di crema di ricotta, una manciata di cubetti di prosciutto cotto, mozzarella e una spolverata di parmigiano. Procedete allo stesso modo con gli altri tre strati e terminate con le punte degli asparagi, qualche foglia di basilico spezzettata, una manciata di mandorle a lamelle e un filo d'olio.
Infornate per 35-40 minuti, volendo potete accendere il grill per gli ultimi 5 minuti.
Lasciate raffreddare qualche minuto prima di servire.




lunedì 22 giugno 2015

Pane alla birra, segale e semi con lievito madre

Buongiorno a tutti! :-)

Ieri è ufficialmente entrata l'estate, ma da queste parti, complice il clima più primaverile che estivo, il forno non ha nessuna intenzione di andare in ferie...anzi! Invece che insalate, gelati e piatti freddi, mi vengono in mente solo torte, zuppe e pani... sarà che il mio io culinario deve recuperare il tempo "perso" quest'inverno a studiare? (No, no, scherzavo!) O forse sarà la quantità (e la varietà) spropositata di farine della mia credenza, alcune pericolosamente vicine alla scadenza? Oppure la pietra refrattaria comprata da poco? 
Meglio non stare a farsi troppe domande e prendere questa ispirazione così come viene, almeno fino a quando non verrò cacciata di casa! ;-)

La ricetta di oggi è un pane rustico, scuro e compatto come tutti i pani integrali. Tra tutti quelli sperimentati fino ad ora, è uno dei miei preferiti: la crosta è spessa e croccante, la mollica è soffice appena sfornato, ma con il passare del tempo diventa compatta e adatta a fondersi con marmellate, formaggi e farciture di ogni tipo... anche se io lo preferisco di gran lunga così, senza niente sopra, per sentire l'aroma sottile della birra e il profumo tostato dei semini che scrocchiano sotto i denti.


Per questo pane ho utilizzato il lievito madre ricevuto ai corsi di Paoletta e Adriano, che curo da ormai diversi mesi e che, se gestito bene, regala un profumo inconfondibile a pani e focacce.
Il mondo della lievitazione è davvero sconfinato, e non è questo il momento per stare a parlarvi dei pregi e difetti del lievito naturale, così come di tutte le tecniche e le scuole di pensiero riguardo impasti, lievitazione e cottura. Io vi racconto soltanto come mi sono mossa, seguendo i consigli imparati ai corsi, sul web e sui libri: poi ognuno, con il passare del tempo elabora le proprie tecniche.

Insomma, ora taccio e lascio parlare le foto e gli ingredienti: scusate la lungaggine, ma ho cercato di essere più chiara possibile! :-)

A chi non avesse il lievito madre e volesse saperne di più, o anche a chi lo avesse già ma volesse sapere come prendersene cura al meglio, consiglio questi utilissimi post: quello del maestro Adriano, qui, e quelli di Eva e Claudio, qui e qui. Non fatevi spaventare dalla lunghezza: sono chiari e completi, soprattutto per una pignola come me, tanto che li ho stampati subito e li tengo sempre a portata di mano... :-)

PANE ALLA BIRRA, SEGALE E SEMI CON LIEVITO MADRE


Ingredienti:
150 g di farina di segale integrale
100 g di farina di grano integrale
150 g di farina 0 (o per pane)
100 g di farina manitoba
100 g di lievito madre appena rinfrescato
250 g di birra rossa (temperatura ambiente)
100 g di acqua tiepida
20 g di semi di lino
20 g di semi di sesamo
10 g di sale
1 cucchiaino di malto diastasico* (o malto d'orzo, in mancanza miele o zucchero)

Mescolate tutte le farine e i semi in una ciotola ampia.
Sciogliete il lievito madre spezzettato nell'acqua tiepida insieme al malto; versatelo nella ciotola delle farine mescolando con una forchetta. Aggiungete anche la birra continuando a mescolare. Quando l'impasto inizia ad amalgamarsi, versate a pioggia il sale e continuate a impastare.
Rovesciate l'impasto sulla spianatoia e impastate velocemente aiutandovi con poca farina, fino ad ottenere una palla consistente e un po' appiccicosa. Coprite a campana (cioè coprite l'impasto con la ciotola) e lasciate riposare un'ora.
Se volete potete utilizzare l'impastatrice, ma è un impasto che si conduce benissimo anche a mano.
Riprendete l'impasto e procedete con un giro di pieghe del 1° tipo** (dette anche pieghe a libro o a tre), che Adriano spiega benissimo qui. Ho provato a fare un collage per rendere più chiara la spiegazione:

1. Sgonfiate l'impasto e stendetelo sulla spianatoia infarinata fino a formare un rettangolo.
2. Immaginate di dividere il rettangolo in tre strisce verticali: piegate verso il centro la prima...
3. ...e poi la seconda.
4. Girate di 90° e ripetete: piegate l'estremità di sinistra...
5. ...e quella di destra.
6. Arrotondate l'impasto.

Rimettetelo nella ciotola, leggermente unta, con la chiusura verso il basso.
Coprite con pellicola e lasciate lievitare per 5-6 ore, a seconda della temperatura (deve raddoppiare di volume).
Rovesciate l'impasto sulla spianatoia infarinata con semola di grano duro, sgonfiatelo e formatelo a filone, come descritto nella foto:


Mettetelo a lievitare in un cestino infarinato o in un canovaccio con le estremità ben chiuse, lasciando la chiusura verso l'alto. Ci vorranno circa 2 ore.
Nel frattempo scaldate il forno al massimo con il grill acceso; quando raggiunge la temperatura mettete la pietra refrattaria*** sulla tacca più alta, il più vicino possibile al grill, e fatela riscaldare bene per almeno mezz'ora.
Quando il pane è pronto per essere infornato, capovolgetelo su una pala (o, come me, su un vassoio piano infarinato), effettuate i tagli a piacere sulla superficie con una lametta e fatelo scivolare sulla pietra, che avrete spostato nel ripiano centrale.
Cuocete per 15 minuti in forno statico alla massima temperatura (io a 220°) con un pentolino di acqua bollente sul fondo del forno (l'umidità creata consentirà al pane di sviluppare prima che si formi la crosta). Togliete il pentolino e cuocete per altri 15 minuti a 200°. Infine abbassate a 180° modalità ventilata e cuocete per altri 5-10 minuti con lo sportello semiaperto per far uscire l'umidità (io metto un cucchiaio di legno nella fessura), capovolgendo il pane per farlo cuocere bene anche sotto.
Il pane è pronto quando, bussando con le nocche sul fondo, emette un suono profondo (come se fosse vuoto dentro). Sfornatelo e fatelo raffreddare in verticale, poi conservatelo in un sacchetto di carta.



NOTE:
*Il malto diastasico serve a creare nell'impasto gli zuccheri di cui si nutrono i lieviti, favorendo quindi la lievitazione; inoltre contribuisce a migliorare la crosta e la colorazione del pane in cottura. Si può trovare online, nei negozi specializzati e ormai anche in molti supermercati.
 **Le pieghe a tre servono a dare struttura all'impasto, perciò vengono utilizzate soprattutto in impasti molto idratati.
***La pietra refrattaria immagazzina il calore e permette di raggiungere temperature più alte di quelle di un normale forno elettrico, rendendo la cottura più breve, simile a quella di un forno a legna.
Io l'ho pagata qualche decina di euro e per ora non mi sono pentita di averla acquistata. Comunque non è indispensabile, potete fare tranquillamente senza, facendo però attenzione ai tempi di cottura.





Con questo pane partecipo a Panissimo#31, la raccolta mensile di Sandra e Barbara.

giovedì 18 giugno 2015

Sformatini ai fiori d'acacia, piselli e mentuccia



Errare umanum est, dicevano i latini.
Sed perseverare, diabolicum!
Ed io persevero diabolicamente con i fiori dell'acacia, approfittando della vostra pazienza... Non è stagione, lo so, ma ogni lasciata è persa, no? E mi dispiacerebbe davvero far cadere nel dimenticatoio questi deliziosi sformatini!
L'idea mi è venuta da una ricetta di Rossella, che prevedeva semplicemente una base di uova e farina, arricchita da piselli e caprino e aromatizzata con delle erbette fresche. Io ho fatto qualche piccola modifica, ma se vi va, vi consiglio di andare a sbirciare anche l'originale, perché merita davvero! :-)
Questi sformatini sono perfetti per una cena leggera, accompagnati da un'insalata fresca, oppure li vedrei bene tagliati a quadrotti, come antipasto, insieme ad un tagliere di formaggi.
Allora, se li provate, mi fate sapere se vi sono piaciuti? ;-)

SFORMATINI AI FIORI DI ACACIA, PISELLI E MENTUCCIA



Ingredienti per 4 persone:
4 uova
30 g di farina 00
1 bicchiere di latte
90 g di pecorino
50 g di piselli (freschi, già sgusciati, o surgelati)
30 g di fiori di acacia puliti
due manciate di foglioline di mentuccia
4-5 foglie di basilico
1 cucchiaio di erba cipollina essiccata
mandorle a lamelle (o pinoli)
sale e pepe q.b.

Accendete il forno a 180°.
Sbollentate i piselli in acqua salata per circa 5 minuti, scolateli e passateli sotto l'acqua fredda.
Sbattete in una ciotola le uova con il latte, il sale e il pepe; aggiungete la farina setacciata e mescolate bene.
Aggiungete il basilico spezzettato, la mentuccia, l'erba cipollina, i fiori, i piselli e infine il pecorino grattugiato con una grattugia a fori larghi.
Versate il composto in 4 cocottine di ceramica (o stampini) di 10 cm di diametro, cospargete con le mandorle a lamelle e infornate per 20 minuti circa.
Lasciate intiepidire gli sformatini prima di servirli.





E per quest'anno con le acacie ho finito, giuro! Però vi lascio qualche altra idea per utilizzare questi profumatissimi fiori:
- in una frittata classica, aggiungendo piselli o mentuccia (vedi sopra);
-semplicemente stufati in padella con un filo d'olio, magari profumati con erba cipollina o qualche rametto di mentuccia;
-freschi in insalata (io la immagino con spinacini, fragole, noci e aceto balsamico);
-per lo sciroppo, come propone Martina qui;
-in versione dolce: passati in una pastella fatta con acqua e farina, poi fritti e serviti con un filo di miele o una spolverata di zucchero a velo.

E voi, come li preparereste? ;-)

lunedì 15 giugno 2015

Risotto ai fiori di acacia (e qualcos’altro su di me)


Buongiorno e buon lunedì a tutti! :-)
Oggi voglio presentarvi un piatto un po’ insolito: molti di voi sapranno che con i fiori di acacia (anche detta robinia), si possono preparare delle ottime frittelle dolci, perfette da gustare a colazione o a merenda con un filo di miele o una spolverata di zucchero a velo. Ma non tutti forse immaginano che questi fiori dolci e profumatissimi si prestano anche a piatti salati, donando loro un gusto insolito e sorprendente. Ebbene sì, fino a poco tempo fa neanche io. Ma quando ti ritrovi con due ceste traboccanti di fiori freschissimi, appena raccolti con tanta cura dal babbo - mentre la sottoscritta vagava alla ricerca dell’amato finocchietto selvatico, ma questa è un’altra storia! ;-) – devi pur pensare a qualcosa di nuovo! E così mi è venuto in mente: perché non un risotto? E si è rivelata un’idea magnifica – salvo poi scoprire che la bravissima Claudia ci era arrivata prima di me…



E così scoprite un altro pezzettino di me: che amo la natura e tutto quanto ci offre; che adoro andare a caccia di erbe selvatiche (ma anche fiori in questo caso! ;-) ), scoprirne le proprietà e gli usi, non solo in cucina, rispettando i ritmi delle stagioni, che ci offrono ciò di cui abbiamo bisogno al momento giusto (sia benedetto il cocomero d’estate, e come faremmo senza le vellutate di zucca d’inverno?); che il mio colore preferito è l’azzurro, ma ultimamente lo sta diventando anche il verde; e se avrete voglia e pazienza di seguirmi, ne scopriremo delle belle!



Adesso, i fiori di acacia. So bene che fioriscono verso metà maggio, e che ormai a giugno inoltrato sarebbe un miracolo trovarli anche in un freddo paesino del nord… ma dovete scusarmi, non me la sono sentita di lasciare ricetta e foto per l’anno prossimo. Tanto più che il contest di Chiara ci capita proprio a fagiolo! Vorrà dire che, se vi avrò incuriosito, prenderete un appuntino sulla vostra agenda e magari l’anno prossimo ci provate e mi fate sapere se vi è piaciuta…

Perciò non mi dilungo oltre - perché sto prendendo davvero una brutta piega, ma mi perdonerete perché ci stiamo ancora conoscendo, vero? ;-)  – e vi lascio a questo insolito, quanto delizioso, risotto primaverile!                                                                                                                                           

RISOTTO AI PISELLI E FIORI DI ACACIA


Ingredienti per 4 persone:
320 g di riso
70 g di fiori di acacia (già puliti)
100 g di piselli (freschi, privati del loro baccello, o surgelati)
1/2 cipolla
½ bicchiere di vino bianco
brodo vegetale o acqua q.b.
erba cipollina fresca o essiccata a piacere
parmigiano grattugiato q.b.

Pulite i fiori di acacia separandoli dal loro rametto e pesateli. Sarebbe meglio non lavarli per non rovinarli, se li avete raccolti in una zona lontana dal traffico non dovrebbe essere necessario.
Sbollentate i piselli per circa 7-8 minuti, scolateli e passateli sotto l’acqua fredda per preservare il colore.
In una padella larga fate appassire la cipolla tritata con qualche cucchiaio d’olio; quindi aggiungete anche il riso e fatelo tostare per qualche minuto, finché i chicchi non sono traslucidi. Sfumate con il vino bianco, poi coprite con il brodo e lasciate cuocere per 10 minuti circa.
Aggiungete i fiori di acacia e l’erba cipollina tritata, salate e proseguite la cottura mescolando di tanto in tanto e aggiungendo il brodo quando necessario.
Qualche minuto prima della fine della cottura unite anche i piselli sbollentati.
Spegnete, aggiustate di sale e mantecate con il parmigiano. Servite subito, decorando con qualche fiore fresco.

Nota:
A noi è piaciuto così, semplicemente, ma se qualche temerario come me vuole assecondare il gusto dolce dei piselli e dei fiori, può aggiungere un filo di miele (magari d’acacia): fidatevi, dona un tocco davvero unico! :-)


 Con questa ricetta vorrei partecipare al contest di Kucina di Kiara e ER Creazioni - categoria "Ricette vegetariane".

E. <3

mercoledì 10 giugno 2015

Pain au chocolat: un nuovo inizio

Ciao, e benvenuto su Pain au chocolat!
Sono Elisabetta e vivo in un paese tra le colline dell’entroterra marchigiano. Nata 18 anni fa, da quasi 4 sono innamorata della cucina, della pasticceria e di tutto ciò che è legato al cibo.
Il cibo… non è una cosa meravigliosa? Non solo è indispensabile per sopravvivere, ma può anche trasformarsi in una sfida, un’occasione di incontro, un’opera d’arte. Non si finisce mai di imparare e di stupirsi in cucina: proprio quando pensi di sapere tutto, ecco che spuntano fuori un’idea nuova, un profumo, un accostamento insolito a rimettere tutto in gioco.
Il cibo ci parla di luoghi e persone, di sapori perduti e storie dimenticate; di vecchie ricette scritte a mano e custodite gelosamente come tesori; di domeniche in famiglia, di voci, risate e sorrisi; di mamme, di nonne, di zie e di sorelle, e delle loro mani abili e attente.
Ed è proprio per raccontare tutto questo che nasce “Pain au chocolat”: un angolino (tra mille…) in cui condividere ricette, foto e storie della mia cucina con chiunque si trovi a passare di qui e abbia voglia di fermarsi un attimo. Accomodati, prendi pure una tazza di tè e una fetta di torta… sei pronto per ascoltare una storia?

“C’era una volta un chicco di grano…”
…perché in fondo è da lì che nascono tutte le storie.


Perché Pain au chocolat?
Perché è il dolce che unisce le mie più grandi passioni: i lievitati e la pasticceria.
Ma soprattutto perché se penso a un dolce mi viene in mente… un gateau, a un profumo… vanille, a un sapore… chocolat, e la pasticceria… per me sarà sempre Paris.
Chiudete gli occhi e provate a sussurrarlo a bassa voce: pain au chocolat...
Non vi sembra già di passeggiare per le vie di Parigi in una mattina di primavera, e rimanere col naso incollato alla vetrina di una pasticceria in cui campeggiano croissant, macarons e petits fours, tra il profumo inebriante di vaniglia e cioccolato che si diffonde nell'aria? ;-)

Linguine al pesto di fave e pecorino (e il regalo più bello…)

Un primo. Lo so, dopo tutto questo gran parlare di pasticcerie parigine, cioccolato e vaniglia vi aspettavate ben altro. Beh, a mia discolpa posso solo dire che, grazie a un gentilissimo benefattore, qualche chiletto di fave fresche e profumate avevano urgente bisogno di una sistemazione… Qualcun altro qui si sarebbe messo le mani nei capelli, tanto più che le fave così, nude e crude, non a tutti piacciono, ma non la sottoscritta, che un attimo dopo ne aveva già pensata un’altra delle sue… ;-)
Non so voi, ma sono questi i regali che io apprezzo di più: una cassetta di frutta appena raccolta, un cartone di uova fresche, un mazzetto di asparagi… Sai da dove vengono, innanzitutto - e non è poco di questi tempi! – e poi sai che qualcuno ha voluto farti partecipe del raccolto del suo orticello, o del suo frutteto, o del suo pollaio, curati con fatica e costanza come pochi ormai sanno fare… Apprezzo molto di più tutto questo che, per esempio, uno di quei panettoni tutti infiocchettati che fanno finta di essere panettoni, che la vaniglia e il burro li hanno visti solo in fotografia e i canditi... meglio non parlarne!


Insomma, tutto questo per dire che il primo post di un blog super-zuccheroso e cioccolatoso come questo è un semplice pesto di fave. Ma vi assicuro che anche il più ciocco-dipendente (non è il mio caso, noo, che pensavate?) lo apprezzerà, anche se non ama le fave come una certa sorellina di mia conoscenza… ;-)

Il pesto di fave (detto anche marò) è una preparazione tipica della Liguria. Inutile dire che ne esistono infinite varianti, a seconda dei gusti e della disponibilità degli ingredienti (almeno qui da me, il pesto è il tipico condimento svuota-frigo e/o dispensa!), ma solitamente prevede fave fresche, pecorino, pinoli o mandorle e olio extravergine di oliva. Io ho scelto di aggiungere un rametto di menta, che dà una nota fresca al tutto, ma potete ometterlo o sostituirlo con il basilico.


LINGUINE AL PESTO DI FAVE E PECORINO
Ingredienti per 4 persone:
300 g di linguine
160 g di fave fresche, già scottate e spellate
60 g di mandorle spellate
60 g di pecorino non stagionato
1 rametto di menta fresca
olio extravergine di oliva, sale e pepe
menta e mandorle a lamelle per guarnire

Sgusciate le fave e sbollentatele per 5 minuti; scolatele, passatele sotto l’acqua fredda e privatele del guscio esterno. Mettetele nel mixer insieme alle foglie di menta, alle mandorle e al pecorino sbriciolato; frullate il tutto aggiungendo olio quanto basta per ottenere una crema (io due cucchiai). Regolate di sale e pepe. Se avete il mortaio, potete pestare tutti gli ingredienti nello stesso ordine. 
Nel frattempo cuocete la pasta in abbondante acqua salata, scolatela rapidamente e mettetela in una zuppiera. Condite con il pesto preparato, aggiungendo qualche cucchiaio di acqua di cottura se necessario. Completate con mandorle a lamelle, qualche fogliolina di menta fresca, pepe nero macinato e un giro d’olio extravergine.

Questo pesto può anche diventare un ottimo antipasto, spalmato su delle fette di pane tostato.
Se avanza (ma a queste favole non ci crede più nessuno!), può essere congelato oppure conservato in frigo per un paio di giorni, coperto da uno strato di olio.
Se non avanza, non mi stupisco. Io ho rischiato di finirmelo a cucchiaiate!! :-)



Post scriptum.
Lo so che non è il momento dei ringraziamenti, quelli si fanno dopo anni di blog e di persone che ti supportano (e ti sopportano). Ma lasciatemene fare uno piccolino.
Vorrei ringraziare Vanigl… ops, Rossella, senza la quale non avrei mai trovato il coraggio di fare questo passo. Aprirò un blog quando saprò cucinare per bene e scattare foto decenti, mi dicevo. Ma lei mi ha mostrato che si impara solo in corso d’opera, e che condividere con altri il proprio lavoro, ricevendo critiche e consigli, è l’unico modo per crescere davvero. Quindi sono qua, come promesso, pronta a sbagliare e a imparare, e a sbagliare di nuovo. Grazie davvero! Quel pomeriggio di febbraio ho perso un treno, è vero, ma ci ho guadagnato molto di più!! ;-)

E visto che ci sono ringrazio anche la mia sorellina, perché il disegno sulla testata del blog è suo! Lei non vuole che si sappia in giro, ma secondo me è stupendo, non lo pensate anche voi? E poi, sfido io, in mezz’ora, e per giunta con il dizionario di greco che ti squadra minaccioso dall’altra parte del tavolo… Però non dite che ve l’ho detto io, d’accordo? ;-)

E. <3